Nuove teorie di genetica (notarile)

Sull’avvio di questa stagione estiva mi è capitato di leggere di due nuove teorie genetiche con riguardo alla familiarità professionale nell’ambito del notariato.

La prima, pubblicata su l’Adige.it (https://www.ladige.it/blogs/gardring/2016/07/17/buoni-consigli-non-deludere-altri) ipotizza l’esistenza di gameti maschili (che l’autore indica con il nome che si attribuisce loro fuori dell’ambito scientifico) per così dire “notarili” in grado di riprodurre notai, qualsiasi ovulo fecondino.

Ma questa teoria lascia scoperta la familiarità professionale dal lato femminile.

L’altra (pubblicata da “Lercio.it”, sottotitolo “lo sporco che fa notizia” http://www.lercio.it/semplificazione-figli-di-notai-per-ereditare-la-professione-bastera-superare-lesame-del-dna/), ponendosi da un punto di vista più generale ipotizza un DNA “notarile”, sostanzialmente con gli stessi effetti: da notaio nasce notaio; cosicché l’esame del DNA potrebbe costituire titolo per l’accesso alla professione.

Queste ipotesi scientifiche mi hanno vivamente preoccupato perché, non avendo ascendenze notarili, almeno fin dove giungono i ricordi personali miei e dei miei antenati conosciuti, né discendenza notarile, mi vedrei costretto, qualora fossero confermate, a dover mettere in dubbio la mia paternità e quella dei miei figli.

 

Incuriosito ho cercato dati in proposito ed ho scoperto che, la familiarità non riguarda solo la professione notarile.

L’Ordine degli Architetti ha sentito la necessità di effettuare in collaborazione con il CRESME (Centro Ricerche Economiche e Sociali di Mercato) una rilevazione in materia (pare annuale), da cui è risultato che solo il 3,7% degli architetti può vantare una ascendenza professionale.

La banca d’Italia in “Temi di Discussione” n. 995, novembre 2014, ha pubblicato un ponderoso studio dedicato all’argomento della familiarità professionale dal titolo “Dynasties in professions: the role of rents”, che esamina principalmente la situazione con riferimento alla professione di farmacista perché “il mercato del lavoro per i farmacisti (in Italia n.d.r.) presenta peculiari caratteristiche che sono utili per le … strategie di identificazione”

Lo studio è molto lungo e, peraltro, redatto in inglese; chi è interessato lo può leggere a questo indirizzo: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temi-discussione/2014/2014-0995/en_tema_995.pdf

Da esso però estraggo il grafico riprodotto nell’immagine d’apertura, dal quale risulta che il notariato, quanto a familiarità, risulta preceduto, nell’ordine, da: medici, avvocati e farmacisti (ex aequo) e giornalisti, i quali ultimi, detto per inciso, sono quelli che più recriminano sulla familiarità professionale in ambito di notariato.

(La didascalia del grafico avverte che nel rilevamento è stata utilizzata l’omonimia come parametro di identificazione, procedura che non può dare risultati esatti, da una lato per difetto, non tenendo conto della discendenza femminile, dall’altro per eccesso in quanto non è detto che a cognomi uguali corrisponda necessariamente un rapporto familiare.)

 

Forse sarebbe utile che il Notariato patrocinasse, sull’argomento, un rilevamento del tipo di quello promosso dall’ordine degli architetti, in modo da chiarire una volta per tutte la questione, sulla quale si continuano a sprecare carta e inchiostro che potrebbero meglio essere impiegati per questioni più rilevanti.

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