50° Congresso Nazionale del Notariato: intervento del Presidente dell’Unione Internazionale del Notariato

“… in Francia e in Italia, … alcuni decisori, sedotti dall’ideologia ultra liberale della deregolamentazione, ritengono che forse non ci sia più bisogno di un Notariato che, secondo loro, ostacolerebbe il buon funzionamento della Giustizia a scapito dei cittadini, perché ritenuto essere “caro” e/o “troppo lento”.”

“Le aggressioni subite dalla nostra professione … ci sembrano puramente ideologiche, … sono molto discutibili in quanto peccano per assenza di una rigorosa dimostrazione.”

“È su questo fronte che dobbiamo impegnarci …”

Nell’articolo la trascrizione integrale dell’intervento di Daniel-Sédar Senghor.

[Per gentile concessione della redazione RUN – Rete Unitaria del Notariato]

Signore e Signori rappresentanti delle Alte Autorità,

Signor Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato,

Signor Jean Tarrade, Presidente del Consiglio dei Notariati dell’Unione Europea,

Care Colleghe, cari Colleghi,

permettetemi innanzitutto di ringraziare il Notariato italiano e il suo Presidente Maurizio D’Errico per avermi invitato al vostro 50° Congresso nazionale, al quale partecipo dopo quello di Stresa del 1996, e che mi offre l’occasione di esprimere la mia visione sul tema “il valore economico della sicurezza giuridica: quale diritto per lo sviluppo?”.

L’Unione Internazionale vi è grata per rilanciare una riflessione al centro delle sue preoccupazioni ed è con convinzione che voglio esprimermi qui a Milano, a 200 Km dalla città di Bologna, dove Rolandino dèPassaggeri, circa otto secoli fa elaborava i fondamentali di una professione che, se pur secolare, dimostra ogni giorno la sua straordinaria capacità di soddisfare gli obiettivi ad essa assegnati e la sua grande modernità.

In effetti cosa c’è di più moderno se non questo sistema di partenariato pubblico/privato, sotto forma di concessione da parte dell’autorità, del servizio pubblico di pre-costituzione di uno strumento di prova incontestabile di cui il notaio, libero professionista titolare di una pubblica funzione, si avvale per prevenire il conflitto quasi ovunque nel mondo con grande soddisfazione degli utenti?

Nel Notariato stiamo vivendo un periodo di turbolenze, segnatamente in Europa, soprattutto in Francia e in Italia, dove alcuni decisori, sedotti dall’ideologia ultra liberale della deregolamentazione, ritengono che forse non ci sia più bisogno di un Notariato che, secondo loro, ostacolerebbe il buon funzionamento della Giustizia a scapito dei cittadini, perché ritenuto essere “caro” e/o “troppo lento”.

Le aggressioni subite dalla nostra professione ovunque nel mondo, ci sembrano puramente ideologiche, e il vostro Congresso nazionale è la sede appropriata per dirvi che sono molto discutibili in quanto peccano per assenza di una rigorosa dimostrazione.

È su questo fronte che dobbiamo impegnarci, a cominciare dalla fede in quello che facciamo e nella sua pertinenza societaria ed economica, ossia ricominciare a credere in noi stessi sconvolti finanche nelle nostre convinzioni a causa dell’oltranza e della violenza della contestazione che subiamo.

Dobbiamo ricordarci che il nostro prodotto è un buon prodotto, che esso è d’interesse sociale e macroeconomico, ma che, tuttavia, per vincere la nostra grande battaglia planetaria, perchè è di questo che si tratta, in primis abbiamo bisogno di ritrovare la fede e di farlo con impegno in ordine solidale e concertato, consapevoli della portata della situazione e del fatto che, di fronte ad un’aggressione mondiale, la risposta efficace deve essere della stessa dimensione.

La questione è importante e mi dispiace di non poterla sviluppare a pieno nel breve lasso di tempo concessomi che mi consente unicamente di sfiorare l’argomento che ritengo essere il più fondamentale, visto che è in nome della “competitività e della crescita”, paradossalmente economiche, che i Notariati di Francia e d’Italia vengono attaccati.

Questo succede, però, senza dimostrare in cosa la nostra professione potrebbe essere un ostacolo – direi piuttosto il contrario – e conferma il carattere puramente ideologico di un’aggressione ingiustificata, appannaggio di una generazione che non ha conosciuto la guerra e ciò spiega forse la perdita dei suoi riferimenti e la leggerezza nel valutare tale rischio correndo, invece, quello di indebolire il garante della pace e dell’autenticità.

Per quale misteriosa alchimia l’autenticità sarebbe improvvisamente diventata antinomica della competitività e della crescita economica? Il tema del vostro Congresso è quindi di una scottante attualità ed è al centro delle preoccupazioni dell’Unione, quella di non attenerci unicamente ai soli concetti di diritto fondamentale, ma di dimostrare la competitività economica dell’atto autentico, se ne siamo convinti, quale alternativa all’enorme costo del contenzioso.

È per questa ragione che ho preso l’iniziativa di creare nella nostra organizzazione un gruppo di lavoro denominato: “PERTINENZA ECONOMICA DELL’ATTO AUTENTICO”.

Questo gruppo, in coordinamento con il CNUE e la sua missione, ha lo scopo di elaborare un indice scientifico che permetta di misurare la performance economica e quindi la competitività dell’autenticità (e di conseguenza quella della professione del notaio) attraverso la valutazione rigorosa del suo costo reale in rapporto al PIL.

Si tratta soprattutto di quantificare il costo macroeconomico del contenzioso risultante dalla sua assenza nei paesi con economie comparabili, che ignorano la forza probante dell’atto pubblico (aumentata in questo caso dal costo dell’assicurazione per il rischio giuridico).

Noi affermiamo molto spesso, senza però averlo mai dimostrato, che la differenza di costo è per noi indubbiamente molto favorevole (!), ma ne siamo sicuri? E l’esigenza di performance economica può accontentarsi di simile incertezza? Bisogna dunque reagire e, sulla base di criteri quantificabili, far valutare questo differenziale di costo ricorrendo alle competenze incontestabili di un’agenzia di rating di fama internazionale del mondo anglosassone che stabilisca un indice di valutazione economica dei sistemi di diritto, che possa essere alternativo a quello del “Doing Business”, e rendere obiettivamente credibile il valore aggiunto dell’’autenticità! Se, come possiamo supporre, questo audit farà emergere una differenza favorevole importante, allora tutto sarà possibile, soprattutto cercare di invertire la tendenza attuale, riorganizzarci ed esportare il nostro sistema di prova in direzione della cultura giuridica del “Common Law”.

Abbiamo riscosso un primo successo, quello di far prendere in considerazione il concetto di “sicurezza giuridica” nella classifica del Doing Business, in aggiunta ai termini e ai costi.

Il difetto principale del nostro sistema è quello di non essere quello della più grande potenza economica mondiale, né soprattutto delle sue lobbies, ricordando tuttavia che anche gli Stati Uniti hanno bisogno di sicurezza giuridica, di pace sociale e che non è vietato cercare di esportare il nostro sistema per rispondere a tale esigenza.

Semantica a parte, dobbiamo sapere che i due sistemi di Civil Law e di Common Law, non sono antinomici come sembra a prima vista, poiché coabitano in armonia e in proporzioni variabili in molte legislazioni, come quelle della British Columbia e della Florida negli USA, dei London Scriveners, alle Mauritius, in Sud Africa o ancora nel Victoria State in Australia.

Dobbiamo essere consapevoli che i grandi paesi anglosassoni, se vogliamo così definirli, non sono diventati grandi potenze per caso e che non sono certamente meno attenti all’esigenza della performance economica rispetto ai paesi di sensibilità latina.

Direi piuttosto il contrario, perché qualsiasi sia il loro attaccamento culturale al proprio sistema di diritto, hanno sempre dato prova di pragmatismo e di grande capacità di adattamento laddove l’interesse di una riforma sia scientificamente dimostrato.

In questo periodo di poca crescita, possono essi permettersi di sprecare una cospicua parte delle loro risorse d’investimento se viene loro dimostrato che il costo del contenzioso parassita, risultante dall’assenza di un sistema di prova affidabile garantito da una scrittura autentica e dall’atto pubblico, supera il loro tasso di crescita economica? Se un tale postulato viene scientificamente dimostrato, ne conseguirà che questa incertezza sistemica potrà pesare gravemente sull’investimento, sulla creazione di occupazione e sulla crescita in un periodo dove numerose Cassandre predicono il “declino dell’impero” e potete immaginarne quanto possa risultare attraente per il nostro sistema preventivo.

Ma dobbiamo essere moderati, perché anche se tale operazione riuscisse, bisognerà fornire le prove e venire a patti con le potenti lobbies che si appoggiano al contenzioso, in quanto la questione è squisitamente politica, visto che ogni sistema si nutre dei suoi propri interessi, e il diritto e l’economia reciprocamente rafforzano le loro influenze ed ambizioni.

Per il momento, e lo avete capito, si tratta di invertire il nostro vecchio sistema di freddolosa difesa di fronte agli assalti, se pure ingiusti, che subiamo da ogni parte, cercando di esportare il nostro modello e mettendo in pratica, d’ ora in poi, il principio empirico secondo il quale “l’attacco è comunque e sempre la miglior difesa”! Non è una cosa semplice, i mezzi mancano crudelmente, e questo cantiere è già stato provato dalla prematura scomparsa dell’immensa figura che ne assicurava la direzione, il nostro compianto Collega Jean PierreFerret, Presidente emerito del Notariato francese.

Ma posso assicurare a voi tutti la grande determinazione mia e di tutta l’Unione Internazionale del Notariato ad impegnarci in questo senso, a seguito della brutalità di una tale aggressione, a cui, non di certo a loro onore, hanno fatto seguito alcune istituzioni finanziarie internazionali e il cui eco ci arriva dai notariati del mondo intero.

Lancio dunque un appello ai numerosi talenti di cui trabocca il Notariato italiano e in particolare mi rivolgo a coloro che avranno la responsabilità scientifica di preparare i lavori di questa giornata, per rafforzare questo gruppo di lavoro davvero strategico come potremo constatare nel corso dei lavori del vostro 50° Congresso al quale auguro pieno successo.

Signore, Signori, cari Colleghi grazie per l’attenzione.

Daniel-Sédar Senghor

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