51° Congresso Nazionale del Notariato: intervento del Presidente Asnnip

La relazione del Notaio Paolo PEDRAZZOLI, Presidente dell’Associazione Sindacale Nazionale Notai in Pensione (A.S.N.N.I.P.), al 51° Congresso Nazionale del Notariato del 27-28-29 Ottobre 2016 a Verona.

L’intervento integrale del Presidente Asnnip è disponibile a seguire, in allegato o presso questo link.

 

ASSOCIAZIONE SINDACALE NAZIONALE NOTAI IN PENSIONE

SALUTI ALLE AUTORITA’, Al PRESIDENTI. ALLE COLLEGHE E Al COLLEGHI

Un particolare ringraziamento al Notaio MARINO per l’impegno profuso nell’organizzazione del Congresso.

Inizio queste mie considerazioni con i migliori “auguri” al Presidente del Consiglio Nazionale e al Presidente della Cassa Nazionale del Notariato l’uno appena nominato e l’altro riconfermato affinché possano svolgere nella consiliatura testé avviata un proficuo lavoro per la tutela di chi svolge la funzione notarile e di coloro che come me l’hanno svolta in passato.

In particolare ho apprezzato le dichiarazioni del Presidente Lombardo che in modo garbato ma con chiarezza ha ricordato al giornalista che lo intervistava in occasione della sua nomina e che riproponeva la solita domanda “ma oggi a cosa serve il Notaio?” che il Notaio nelle contrattazioni del mondo economico di mercato è preposto al rispetto delle regole e per questo tutela i soggetti più deboli; compito che ha richiamato anche ieri nella sua relazione.

E’ una risposta che sintetizza ed esprime al meglio quel concetto di funzione pubblica che deve rappresentare il costante riferimento e il limite per ogni innovazione che si intenda apportare al sistema Notariato nel necessario adeguamento alle esigenze di una Società in forte evoluzione.

Venendo ora a trattare i temi attualmente più rilevanti per il Notariato credo che tutti possano riconoscere al Consiglio Nazionale di avere seguito, sia nella passata che nella presente consiliatura, con molto impegno e attenzione l’iter del DDL Concorrenza soprattutto nella fase in cui era in commissione al Senato.

Ieri abbiamo appreso da un rappresentante del governo che sul fronte delle competenze grazie all’intervento diretto del Governo non dovremo subire limitazioni a beneficio di altre categorie ma tuttavia, in attesa che dopo il referendum riprendano i lavori, rimane forte la preoccupazione per la modifica dell’art. 4 della legge notarile recante la previsione di un Notaio ogni 5.000 abitanti con l’applicazione quindi di un puro criterio demografico per la distribuzione dei Notai sul territorio nazionale ripartito in regioni che hanno differenze enormi rispetto al PIL pro capite e quindi con esigenze diverse rispetto alla funzione notarile; questo criterio avrebbe effetti assai negativi sui redditi dell’attività notarile e per conseguenza diretta anche su nostro welfare e sul sistema pensionistico oltre a introdurre seri problemi organizzativi e strutturali come la creazione di molte sedi improduttive e destinate all’abbandono.

E’ vero che è stato presentato più volte in Commissione al Senato, e da ultimo anche in vista delle discussioni in aula, un emendamento mirante a ridare la dovuta rilevanza “all’andamento statistico degli atti ricevuti e autenticati dai Notai” e quindi ad un criterio economico che è l’unico razionale ma tale criterio così come è formulato è privo di ogni riferimento quantitativo (che c’era invece prima con i 50.000 euro di reddito professionale) , e non pare nella sua assoluta discrezionalità sufficiente ad evitare che in futuro il numero programmato dei Notai sia in eccesso.

Sarebbe preferibile che la norma avesse almeno una diversa formulazione prevedendo si il parametro voluto dal legislatore di 5.000 abitanti per Notaio ma prevedendo altresì espressamente una deroga a tale parametro qualora il numero di atti ricevuti e autenticati non raggiunga un livello tale da consentire la sostenibilità delle spese di studio e una adeguata rimunerazione per il Notaio; livello da stabilirsi dal Ministero di Giustizia ad ogni revisione di tabella.

Confidiamo che il richiamo di questa materia nell’alveo del Ministero di Giustizia invocato ieri dal sottosegretario Chiavaroli possa contribuire ad orientare in tal senso il legislatore. E’ stato certamente un segnale positivo e rassicurante.

Il Ministero di Giustizia deve richiamare alla propria storica e naturale competenza il controllo e l’organizzazione del Notariato.

Ogni volta che, non per iniziative nostre, siamo stati privati della tutela del Ministero di Giustizia per ricadere nella sfera di influenza dei ministeri economici abbiamo avuto dannose conseguenze e seri problemi :ricordiamoci delle “lenzuolate” del Ministero dell’Industria del 2016 (abolizione della tariffa).

Quando il Notariato diventa oggetto di interesse e di provvedimenti dei ministeri economici si applicano categorie concettuali proprie dei processi economici e del mercato che non sono idonei a effettuare valutazioni sull’esercizio di una funzione pubblica di controllo e in particolare sulla sua capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini e di perseguire i superiori interessi della sicurezza giuridica.

In merito all’assicurazione per responsabìlità professionale, con Sentenze N. 3176 del 18 Febbraio 2016 e N. 18606 del 22 Settembre 2016 la Corte di Cassazione Sez. 111 ha deciso che il termine di prescrizione decennale (Art. 2935 e 2946 C.C.) del diritto al risarcimento del danno da responsabilità professionale del Notaio inizia a decorrere non dal momento in cui la condotta del professionista determina l’evento dannoso bensì da quello in cui la produzione del danno si manifesta all’esterno e produce ìl pregiudizio di cui si chiede il risarcimento.

Tali decisioni espongono i Notai Pensionati presenti e futuri e loro eredi ad un gravissimo rischio per danni accertati oltre dieci anni dalle cessazioni delle funzioni che rimangono non coperti dall’ Assicurazione; è evidente altresì che tali decisioni hanno rilievo anche per le altre libere professioni.

Si auspica pertanto che il Consiglio Nazionale d’ intesa con i Consigli Nazionali delle altre libere professioni rappresentate nel CUP possa inserire in qualche provvedimento legislativo in corso di approvazione una modifica legislativa che precisi che il termine di prescrizione decennale per il risarcimento del danno da responsabilità professionale decorre dal momento in cui si produce l’evento dannoso.

Passando ora alla nostra gestione previdenziale abbiamo rilevato con soddisfazione dall’analisi del Bilancio della Cassa al 31/12/2015 che gli effetti della grave crisi economica avviata nel 2008 hanno avuto un rallentamento e addirittura si può affermare che si sia verificata una inversione di tendenza.

I contributi previdenziali versati nel 2015 hanno fatto rilevare un aumento del 4,6% raggiungendo Euro 264.953.084,00.

Le pensioni agli iscritti sono ammontate ad Euro 201.110.970,00 con un saldo della gestione corrente previdenziale ed assistenziale di Euro 60.337.989,00.

Nella relazione al Bilancio si è richiamato l’andamento delle pensioni degli iscritti che registra un aumento complessivo rispetto al 2010 del 13,61% dovuto non all’aumento dell’assegno di pensione ma all’aumento del numero dei pensionati e all’allungamento della vita (in valori assoluti da Euro 177.019.933,00 a Euro 201.110.970,00) ma si indica altresì l’andamento dei contributi saliti da Euro 204.077.197,00 del 2010 a Euro 264.593.084,00 in termini percentuali (con l’anno 2011 e 2012 in negativo) pari al 29,66%; il rapporto tra le pensioni e il gettito contributivo è del 76%.

Nel corso del 2016 si è mantenuto il trend positivo avviato nel 2015 e i dati in proiezione elaborati dalla Cassa sui contributi fino ad oggi versati fanno presumere un incremento dei contributi da Euro 264.953.084,00 ad Euro 279.875.724,00.

Sino ad oggi sono stati segnalati dal Ministero di Giustizia 61 nuovi pensionati che presumibilmente raggiungeranno entro fine anno il numero di 100 (media annuale ricorrente) con una maggiore spesa, rimanendo inalterata la spesa 2015, di circa Euro 10.000.000,00.

Si può quindi prevedere che la spesa complessiva per la gestione corrente previdenzialc ed assistenziale ammonterebbe a circa Euro 212.000.000,00 pari al 76% delle entrate contributive con un apprezzabile indice di copertura.

L’OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) ha comunicato che nel secondo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2015 le compravendite sono balzate del 21,8% migliorando il già consistente + 17,3% del primo trimestre con una forte ripresa del mercato residenziale nelle grandi città e una analoga ripresa anche nelle operazioni di mutuo.

Questi dati relativi al 2016 evidenziano altresì la possibilità di attuare una politica previdenziale di maggior favore per i giovani Notai (es. fino a 35 – 38 anni) che non raggiungono livelli repertonal1 tal1 da consent1re una organizzazione minima dello studio e un reddito tale da garantire una remunerazione decorosa per la funzione pubblica svolta, ovviamente con la fissazione di requisiti da determinare e verificare con assoluto rigore.

E’ questo un problema che dovrebbe porsi alla massima attenzione degli organi istituzionale del Notariato per evitare il sorgere e lo stabilizzarsi di un conflitto generazionale tra i giovani Notai che si sentono gravati da pesanti oneri contributivi in un contesto economico ancora poco favorevole e i Notai già pensionati che a giudizio dei giovani Notai godono di una posizione di rendita, che è sostenuta da un prelievo contributivo per loro particolarmente gravoso.

Non si può condividere tale valutazione che non tiene nel debito conto che anche i pensionati sono stati giovani Notai e che hanno, nella quasi totalità, versato contributi per 40 e più anni.

Tuttavia è necessario evitare che il conflitto generazionale sostituisca o infici il patto generazionale che ha sino ad ora retto il nostro sistema attuando scelte a favore dei giovani Notai che, con la indivìduazione di precisi limiti e requisiti per tale qualifica e con le opportune verifiche ai finì del mantenimento degli equilibri previdenziali, potrebbero essere attuate nei seguenti modi:

  • riduzione del 15 o 20 % dei versamenti contributivi in vigore;
  • ovvero versamento contributivo forfettario stabilito in una somma fissa.

Voglio ricordare che pur dopo l’emanazione della sentenza della Corte Costituzionale N. 70/2015 che ha evidenziato come il meccanismo perequativo delle pensioni non possa essere sospeso a tempo indeterminato con delibera del 7 Aprile 2016 il Consiglio di Amministrazione della Cassa ha deciso di non concedere neanche per l’anno 2016 la perequazione delle pensioni in essere in applicazione di quanto previsto dall’art. 22 del regolamento che prevede che tra i due indici di rivalutazione – quello relativo all’andamento dei contributi e quello ISTAT – trovi applicazione quello più basso; nell’anno 2015 l’indice ISTAT, il più basso, è stato addirittura negativo per – 0,1% (la variazione per i contributi è stata del +4,60%).

Occorre tuttavia far rilevare che esistono le condizioni perché il Consiglio della Cassa possa esercitare la facoltà prevista dall’ultimo comma dell’art. 22 di non applicare la regola richiamata e procedere se non ad una perequazione almeno ad una erogazione una tantum per l’anno 2016 a favore dei pensionati.

In proposito si evidenzia che l’avanzo economico dell’anno 2015 è stato di 32,4 milioni di Euro.

Del pari ritengo che sia necessario un aumento dell’importo degli Assegni di Integrazione che secondo l’ultimo Bilancio approvato (2015) sono stati erogati per 1.051.000,00 Euro pari allo 0,40% delle entrate complessive per un numero di beneficiari pari a 102. Una ulteriore considerazione deve essere ripresa anche per il contributo all’apertura dello studio.

Grazie e buon lavoro.

Paolo PEDRAZZOLI

 

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