Casse professionali: quadro di sintesi 2019 sulle politiche di investimento

Il Presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensioni – COVIP, Mario Padula, ha presentato a fine 2020 presso la sede dell’Autorità il “Quadro di sintesi” dei dati relativi al patrimonio delle Casse professionali e alla loro gestione finanziaria nel 2019 con i confronti rispetto agli anni precedenti.

Il report – pubblicato sul sito della COVIP (www.covip.it) – fornisce il quadro degli aspetti più signi­ficativi che caratterizzano le risorse detenute dalle Casse, integrando le informazioni aggregate con elementi e aspetti di dettaglio riferiti ai singoli por­tafogli.

Le risorse complessive del settore a valore di mer­cato alla fine del 2019 sono pari a 96 miliardi di euro. Su base annuale la crescita media è stata del 7%, più marcata nei primi quattro anni (7,9% in media dal 2011 al 2014) rispetto al periodo succes­sivo (6,2%).

Dal 2011 al 2019 le risorse complessive del settore a valore di mercato sono cresciute di 40 miliardi (da 55,7 agli attuali 96 miliardi).

A fronte dei valori riscontrati nell’aggregato, per­mangono divergenze, anche ampie, nelle attività e nelle dinamiche di crescita delle singole Casse di previdenza: le 5 Casse di dimensioni più grandi de­tengono il 73,8 % dell’attivo totale.

Nella media dell’intero periodo di osservazione, le prime 4 Casse di previdenza hanno mostrato tassi di crescita dell’attivo superiori a quello generale, variando dal 7,3% al 13,4% su base annua.

A spiegare le diverse dimensioni dell’attivo concor­rono diversi fattori, quali ad esempio le differenze tra i saldi previdenziali che dipendono dai regimi contributivi e prestazionali, oltre che dalle caratte­ristiche reddituali e socio-demografiche delle di­verse platee di riferimento delle Casse.

Nel 2019 il flusso complessivo dei contributi al net­to delle prestazioni si è attestato a 3,3 miliardi di euro rispetto ai 3,5 dell’anno precedente; a fronte di 10,7 miliardi (10,4 nel 2018) di contributi incassati, sono state erogate prestazioni per 7,4 miliardi (6,9 nel 2018).

Tra le singole Casse, nelle prime 5 si concentra l’83,8% del saldo tra contributi e prestazioni, pari a 2,8 miliardi di euro.

Per due di esse, Cassa geometri e Inpgi-gestione AGO, le prestazioni superano i contributi.

In tutti gli altri casi, la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra Casse e che in rap­porto all’attivo varia tra lo 0,4% (Enpaia) e l’8,3% (Enpapi).

La composizione dell’attivo

  • gli investimenti immobiliari, pari a 20 miliardi di euro (19,7 nel 2018), subiscono una flessione in percentuale dell’attivo (20,8% contro 22,6%); tra le diverse componenti, diminuisce l’inciden­za delle quote di fondi immobiliari (dal 16,4% al 15,7%) e prosegue la discesa del peso degli im­mobili detenuti direttamente (dal 5,6% al 4,6%);
  • gli investimenti in titoli di debito, pari a 36,5 mi­liardi di euro (32,6 nel 2018), formano il 38% dell’attivo con un aumento di 0,5 punti percen­tuali rispetto al 2018; tra le diverse componenti, diminuiscono gli investimenti diretti (dal 22,5% al 21,4%) e aumentano quelli sottostanti gli OICVM (dal 15% al 16,5%);
  • gli investimenti in titoli di capitale, pari a 16,8 miliardi di euro (13,8 nel 2018), costituisco­no il 17,5 % dell’attivo, in aumento rispetto al 15,9% del 2018; l’aumento è più consistente per gli investimenti sottostanti gli OICVM (dal 7,7% al 9,1%) rispetto agli investimenti diretti (dall’8,2% all’8,4%).

I portafogli delle Casse

Persiste la sensibile variabilità ed eterogeneità tra le Casse nella composizione delle attività investite.

In particolare, il campo di variazione delle quote detenute è elevato per i titoli di Stato (tra 0-72%, la metà dei casi con percentuali comprese tra il 6% e il 23%), per gli OICVM (tra 0-81%, la metà dei casi tra il 16% e il 44%).

Una dispersione si rileva anche per i fondi immo­biliari (0-66%, la metà dei casi tra il 7% e il 21%) e gli immobili, comprensivi delle partecipazioni in società immobiliari controllate (0-42%, la metà dei casi compresi tra l’1% e il 14%).

Gli investimenti nell’economia italiana, raffronto tra Casse e Fondi pensione

Il risparmio previdenziale intermediato da Casse di previdenza e Fondi pensione a fine 2019 ha rag­giunto 281,1 miliardi di euro, il 15,7 % del Pil: 96 miliardi di euro fa capo alle Casse di previdenza e 185,1 miliardi ai Fondi pensione.

Gli investimenti domestici delle Casse di previden­za ammontano a 34,8 miliardi di euro, il 36,3 % delle attività; la percentuale risulta in diminuzione di 3,9 punti rispetto al 2018; gli investimenti non domestici si attestano a 46,1 miliardi, corrispon­denti al 48% del totale, 4,1 punti percentuali in più rispetto al 2018.

Nell’ambito degli investimenti domestici, restano predominanti gli investimenti immobiliari (18,5 miliardi di euro, il 19,3% delle attività totali) e i titoli di Stato (7,8 miliardi di euro, l’8,1% delle at­tività totali).

Rispetto al 2018 l’incidenza sul totale delle attività per la componente immobiliare registra un calo del 2,2%, che è invece del 2,4% per i titoli di Stato.

Gli investimenti domestici dei fondi pensione si at­testano a 40,3 miliardi di euro, in calo di un punto rispetto all’anno precedente.

Gli investimenti non domestici totalizzano a 99 mi­liardi di euro, il 65,9% dell’attivo netto, il 3,4% in più rispetto al 2018.

Complessivamente al netto degli investimenti im­mobiliari e dei titoli di Stato, le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane possono essere cal­colate in 11,8 miliardi di euro (9,8 nel 2018), così suddivisi: 6,6 (5,4 nel 2018) investiti dalle Casse di previdenza e 5,2 (4,4 nel 2018) impiegati dai Fondi pensione.

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Aspetti regolamentari e organizzativi delle Casse in materia di investimenti

Continua a registrarsi tra le Casse una marcata ete­rogeneità degli assetti organizzativi, riconducibile in parte all’accentuata diversità rispetto a dimensio­ni e politiche di investimento adottate.

Una situazione, e gli effetti sottostanti, che si sareb­be potuta affrontare efficacemente con l’adozione del regolamento per disciplinare le modalità di in­vestimento delle risorse, i conflitti di interesse e la banca depositaria.

Ma dopo nove anni il provvedimento sugli investi­menti non risulta ancora adottato.

Le Casse sono così gli unici investitori istituzionali privi di una regolamentazione unitaria, nonostante gestiscano risparmio previdenziale obbligatorio.

Col risultato che continua ad ampliarsi il divario re­golamentare tra Casse e Fondi pensione, anche per effetto dell’incidenza per questi ultimi della disci­plina comunitaria (IORP II).

L’emanazione del regolamento fornirebbe invece una cornice normativa oggettivamente necessaria per favorire il processo di rafforzamento di proce­dure e assetti organizzativi professionali e tecnici delle Casse, ma anche sufficientemente flessibile da assicurare ai singoli enti l’adozione di scelte ge­stionali autonome e responsabili, in ragione delle rispettive specificità.

Per le Casse – ha spiegato il presidente Mario Pa­dula nelle sue considerazioni alla presentazione di questo rapporto COVIP – la gestione finanzia­ria delle risorse costituisce elemento centrale della propria attività: per poter operare nell’attività di investimento attraverso processi di lavoro traspa­renti e documentati, e insieme efficienti e dinamici, il presidio prudenziale nell’attività di selezione dei gestori, piuttosto che nel mero ricorso a procedure di evidenza pubblica, è dato dall’effettiva esistenza di procedure idonee a garantire coerenza tra obiet­tivi e modalità gestionali e criteri di scelta dei ge­stori, attraverso una trasparente comparazione delle offerte contrattuali e dei costi applicati, assistita nel merito da robuste valutazioni istruttorie.

La possibilità di procedere ad una semplificazione attraverso l’eliminazione delle procedure di eviden­za pubblica (per la selezione dei gestori) presuppo­ne necessariamente l’adozione della complessiva regolamentazione in materia di criteri e limiti di investimento, nel rispetto della quale gli enti siano tenuti a definire in maniera puntuale i processi deci­sionali relativi alla gestione delle risorse, compresa la scelta dei gestori.

Il completamento del quadro regolamentare favori­rebbe infatti finalmente il rafforzamento strutturale delle Casse, rendendone più efficace l’operatività in un ambito, quello delle scelte di investimento, fortemente sollecitato dalla complessità dei mercati finanziari.

Dal rafforzamento strutturale dipende anche il ruo­lo che le Casse professionali, come i Fondi pensio­ne, possono svolgere per lo sviluppo dei mercati finanziari e la crescita dell’economia, ovviamente avendo sempre riguardo all’interesse degli iscritti in una prospettiva di carattere previdenziale.

Per esercitare pienamente questo ruolo occorrono soggetti in grado di adottare decisioni rese sempre più complesse dall’evoluzione continua degli stru­menti di investimento e dello stesso universo inve­stibile, che ora, anche con riguardo al nostro Paese, comincia ad includere attività non tradizionali, ca­ratterizzate da un più elevato grado di illiquidità.

Per favorire lo sviluppo di iniziative destinate al finanziamento della crescita delle imprese e delle infrastrutture del nostro Paese, le scelte e le responsabilità che competono ai singoli enti devono infatti perseguire precisi obiettivi, inquadrandosi in una cornice normativa adeguata e stabile e inserendosi nel contesto di politiche economiche e finanziarie a sostegno della ripresa, capaci di individuare con lungimiranza le migliori soluzioni in un piano strategico di interventi.

Il tutto, avvalendosi di un’offerta di strumenti fi­nanziari realmente capace di canalizzare risorse verso un’economia come quella italiana, oggi ca­ratterizzata da un tessuto industriale fortemente parcellizzato e da un mercato dei capitali di dimen­sioni ridotte nel confronto internazionale.

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