Compra un appartamento e lo paga in bitcoin

A Torino il primo caso di transazione immobiliare con criptovaluta in Italia

 Una lunga treccia sulla spalla sinistra. Lo sguardo timido. La penna in mano per sottoscrivere la prima transazione immobiliare in bitcoin in Italia. Una ragazza originaria della Cina, che per motivi di riservatezza non ha rivelato il suo nome, ha acquistato un appartamento a Torino pagandolo con la criptovaluta. Nell’atto di vendita, unico nel suo genere a livello nazionale, è stato chiaramente indicato che per il passaggio di proprietà i due contraenti si sono avvalsi della moneta virtuale. «È andata proprio così», ha spiegato il notaio torinese, Remo Morone, garante dell’operazione. «È stato un caso fortunato. Lei, una giovane cinese molto riservata e con forti interessi a Torino, voleva comprare casa e ha trovato l’appartamento giusto in pieno centro. Un alloggio di un certo valore. Per coprire la spesa aveva parecchia disponibilità di criptomoneta. Il venditore aveva piacere a investire in bitcoin. E l’affare s’è concluso nel migliore dei modi». Il capoluogo piemontese, in tema di moneta virtuale, è all’avanguardia. Da qualche mese, un informatico e consigliere comunale del M5s, Roberto Malanca, ha aperto uno dei primi negozi in cui è possibile pagare in bitcoin: 0,00114 per un’agenda, 0,000682 per un accendino. L’imprenditore Federico Pecoraro, invece, ha installato in città un bancomat per la criptovaluta. Ora, con la transazione che porta la data del 23 gennaio, a Torino è stata comprata anche la prima casa in bitcoin. «Sapeva che sono un appassionato di questi temi e l’idea mi è piaciuta subito», ha proseguito il notaio Morone in riferimento alla ragazza cinese. «Non vedo perché dovremmo ostacolare una tecnologia che avanza. Se devo essere sincero, mi stupisce anche tutta questa attenzione: mi hanno persino inviato un articolo di giornale in cinese che parlava del rogito con la mia foto e il nome in italiano». Per il passaggio di proprietà, il venditore torinese e l’acquirente cinese si sono avvalsi della blockchain, una sorta di database che registra le transazioni effettuate in bitcoin e che ne garantisce la sicurezza. «Sono convinto che Torino potrebbe diventare addirittura un hub per le criptovalute in Italia e per lo sviluppo della blockchain», ha detto ancora Morone all’edizione locale della Stampa. «Torino ha delle eccellenze, gente coraggiosa che ci sta credendo. Un esempio è la casa d’aste Sant’Agostino, che alcuni mesi fa ha indetto la prima asta al mondo in bitcoin proprio nella nostra città. E poi c’è il primo studio legale che prende la parcella in bitcoin e la prima transazione immobiliare nel mio studio. Credo sia un buon terzetto di elementi che possa aprire al futuro». Solo il prezzo dell’alloggio e le imposte sono stati stabiliti e pagati in euro. «Non c’è stato alcun problema dal punto di vista delle imposte, che sono state saldate in euro, così come la mia parcella», ha confermato il notaio. «La gestione è stata uguale a quella di un atto normale, senza criticità nemmeno per la normativa dell’antiriciclaggio. È come se qualcuno comprasse la casa in patate o in monete d’oro». La foto della ragazza con la treccia che firma il rogito è a suo modo storica. Per Torino e per l’Italia. © Riproduzione riservata

ItaliaOggi – FILIPPO MERLI – 02/02/2018 pg. 1

2018_02_02_italiaoggi.pdf

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