Congresso Federnotai: intervento dell’Avvocato Maurizio de Tilla

Introduzione del moderatore: notaio Giuseppe Mattera, componente della Giunta Federnotai.

 Il disegno di legge oggetto della discussione sacrifica, sull’altare della concorrenza i diritti individuali e non tiene conto delle regole fondamentali della stessa concorrenza le quali presuppongono: l’omogeneità dell’attività dei soggetti concorrenti e delle regole che sono tenuti a rispettare, l’identità delle modalità di ingresso nel mercato, la parità dei diritti e degli obblighi tra i concorrenti nell’esecuzione del servizio offerto.

La concorrenza è vista nell’ottica della eliminazione dei costi delle transazioni: i servizi professionali, sono considerati dei costi e, nella prospettiva del disegno di legge, vanno ridotti, anche a prescindere dal prezzo sociale di questa riduzione, in relazione alla tutela delle categorie più deboli e della legalità.

E la riduzione dei costi si ottiene o sottraendo una serie di attività al controllo di legalità o inserendo i servizi professionali in altre strutture commerciali creando delle società nelle quali la componente professionale è soverchiata da quella capitalistica ed il professionista diventa un semplice meccanismo del processo produttivo.

Questo convegno è dedicato all’esame di questi argomenti e dei costi sociali di questa visione economica della società da parte dei numerosi ospiti che interverranno sugli aspetti legati alle proprie specifiche competenze.

Il primo intervento è svolto dall’avv. Maurizio de Tilla, Presidente dell’Associazione Nazionale Avvocati Italiani.

Preliminarmente l’oratore, evocando l’agorà dei notai italiani tenuta a Napoli per iniziativa del Presidente di quel consiglio notarile not. Antonio Areniello alla quale ha partecipato, solidarizza con la rabbia espressa da tanti giovani notai che dopo aver affrontato un defatigante corso di studi ed aver superato un difficilissimo concorso, si vede espropriato di una parte dell’attività professionale.

L’intervento dell’Avv. de Tilla inizia e si conclude con un avvertimento: “occorre l’unità delle professioni altrimenti non si ottengono risultati”.

I punti toccati dall’oratore (o quelli che hanno maggiormente attirata la nostra attenzione, in sintesi, sono i seguenti:

  1. le professioni legali sono fuori dalle regole della concorrenza perché hanno una propria identità e non possono rispettare delle regole di mercato o di una visione mercatista della società che mal si adattano a due professioni, delle quali una è di pubblici ufficiali (fede pubblica) ed un’altra ha funzioni piuttosto rilevanti nel processo ed entrambe presuppongono un alto livello di etica e di deontologia che non può avere un paese di commercianti, di imprenditori, che seguono regole completamente diverse.

A questo proposito ricorda che esiste anche un voto del parlamento europeo in cui è affermato questo principio.

  1. di fronte ad un abbassamento di stile, ad una società liquida, a valori che vanno scomparendo, alla corruzione dilagante, che cosa rimane? Rimangono professioni solide, che hanno grandi tradizioni, che hanno anche difficoltà al loro interno, ma che sono radicate su saldi principi e sulla propria identità perché senza di questo non hanno nessuna funzione nella società.
  2. Questo disegno di legge costituisce un attentato alla identità delle professioni legali, ma anche all’indipendenza culturale di tutte le professioni che sono un mosaico; non è vero che ogni professione può fare quello che fa un’altra professione, è vero, invece, che ogni professione ha la propria funzione. Allora, il valore di una alleanza di tutte le professioni è quello di negare qualsiasi sovrapposizione e qualsiasi provocazione
  3. Oggi i notai hanno in questo paese una funzione ancora più in portante di quella che avevano in passato e non è vero che sono un’élite; sono una categoria limitata che ha una funzione fondamentale che non può essere estesa a 240.000 avvocati, che non sono pubblici ufficiali e non possono svolgere funzioni delicate anche per atti di valore inferiore, perché non è il valore che conta, ma l’atto.
  4. Il pericolo insito nelle società professionali con soci di capitale non è la malavita organizzata che si può evitare, ma è la perdita dell’indipendenza del professionista, il tentativo è quello dei poteri forti (Banche, Compagnie di Assicurazioni ecc.) di avere il professionista schiavo pronto a soddisfare le proprie esigenze e i propri interessi.
  5. Non è vero che l’Europa è per la liberalizzazione delle tariffe o per l’eliminazione del minimo retributivo. Il professionista deve avere una minima retribuzione, anche i notai.

Il costo zero imposto ad un giovane professionista gli tarpa le ali, imposto ad un professionista affermato lo mette in condizione di non poter lavorare, ma in altri contesti conduce all’accaparramento della clientela.

  1. Non ci si può aspettare di ottenere risultati con la diplomazia. E’ necessario che tutti i professionisti, avvocati, notai, ingegneri, architetti, ecc. pongano in atto azioni concrete, fino all’incrocio delle braccia.

Così l’intervento si chiude sul tema iniziale: l’unità di azione di tutte le categorie professionali nella contestazione dei tentativi della politica di snaturare le libere professioni, unica garanzia di successo.

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