Considerazioni in margine alla Giornata sulla Previdenza del 19 maggio 2017

Nella giornata sulla previdenza è risuonato il mantra della insostenibilità della contribuzione alla Cassa Nazionale del Notariato, senza, peraltro, che i sostenitori di questo assunto ne abbiano fornito la dimostrazione la quale può essere data solo dal rapporto percentuale tra contribuzione e reddito effettivo.

Un valore percentuale di tale rapporto è stato fornito dal moderatore dei lavori della mattinata Mauro Meazza Caporedattore Centrale Informazione Normativa de Il Sole 24Ore, con riferimento ai dati 2015, che lo ha quantificato nel 20%, senza, peraltro precisare la base di calcolo, cosa che nel contesto dato non gli era richiesta. (Questo intervento non è riportato negli atti del convegno ma a chi c’era non può essere sfuggito).

Volendo calcolare l’incidenza percentuale della contribuzione sul reddito effettivo, ho ricavato i dati di seguito utilizzati dai siti internet della CNN (contribuzione complessiva annua) e del dipartimento delle finanze (redditi dichiarati al fisco dai componenti la categoria).

Considerato che:

il reddito professionale assoggettato ad Irpef è costituito dalla “differenza tra l’ammontare dei compensi […] percepiti nel periodo di imposta, […] , e quello delle spese sostenute nel periodo stesso nell’esercizio […] della professione” (art.54, comma 1, primo periodo del DPR 917/86, c.d. TUIR):

“i compensi sono computati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali stabiliti dalla legge” (art.54, cit., comma 1, secondo periodo);

ne consegue che, per ricostruire il reddito professionale netto (imponibile contributivo), partendo dal reddito imponibile irpef, bisogna aggiungere a questo i contributi previdenziali che, ai fini della definizione del primo sono stati dedotti dai compensi.

Sulla base di questi dati e di queste considerazioni è stata ricavata la seguente tabella[1] nella quale si è calcolata la percentuale della contribuzione in rapporto al reddito considerato al netto dei suoi costi di produzione (art. 54 cit. comma 1, primo periodo)

A

B

C

D

E

F

G

Periodo d’imposta

N. notai esercenti

Reddito medio imponibile irpef

Reddito totale nazionale imponibile irpef (B*C)

Contribuzione totale nazionale

Reddito totale nazionale imponibile a fini contributivi (D+E)

Percentuale contribuzione su reddito imponibile a fini contributivi

2005

4.358

436.200

1.900.959.600

233.338.094

2.134.297.694

10,93%

2006

4.330

478.400

2.071.472.000

239.014.502

2.310.486.502

10,34%

2007

4.339

440.800

1.912.631.200

210.534.705

2.123.165.905

9,92%

2008

4.325

357.100

1.544.457.500

210.343.272

1.754.800.772

11,99%

2009

4.370

310.800

1.358.196.000

199.928.686

1.558.124.686

12,83%

2010

4.306

318.190

1.370.126.140

205.211.143

1.575.337.283

13,03%

2011

4.264

315.610

1.345.761.040

197.807.604

1.543.568.644

12,81%

2012

4.434

233.310

1.034.496.540

197.687.604

1.232.184.144

16,04%

2013

4.449

212.630

945.990.870

216.982.248

1.162.973.118

18,66%

2014

dati non disponibili

254.293.196

   

2015

4.418

244.390

1.079.715.020

265.795.659

1.345.510.679

19,75%

Ben più elevata è l’incidenza della contribuzione dei professionisti iscritti alla Gestione Separata Inps (27%) ed ancora maggiore quella dei lavoratori dipendenti (33%) (senza considerare il tasso di trasformazione, cioè la pensione percepita).

Altra cosa sono le situazioni individuali nelle quali si possono verificare e si sono certamente verificati casi di insostenibilità; i quali, però, dipendono, dalla base imponibile cui si applica la contribuzione (dato repertoriale) che è un dato convenzionale, del tutto svincolato dal reddito effettivo, cosicché l’incidenza reale della contribuzione dipende dal differenziale tra il dato repertoriale ed il reddito netto concretamente realizzato nel periodo considerato. Se questo differenziale è negativo l’aliquota effettiva risulterà addirittura superiore a quella nominale, nel caso contrario l’aliquota effettiva risulterà tanto inferiore a quella nominale quanto maggiore è il differenziale tra dato repertoriale e reddito reale.

Questo ci ha detto la professoressa Carleo quando ha affermato che «l’aliquota contributiva effettiva potrà essere espressa come rapporto tra l’aliquota nominale (c) e il valore del “moltiplicatore” (m) (c eff =c/m) e sarà diversa per ciascun Notaio, a seconda del moltiplicatore (m) applicato per calcolare la tariffa.[2]
Si noti che, a parità di aliquota nominale, l’aliquota effettiva diminuisce all’aumentare del moltiplicatore»[3]

Questo è il significato dell’intervento (non riportato negli atti del convegno) del Presidente del Consiglio Notarile di Roma (seduta antimeridiana) che, nel portare il saluto del notariato romano agli intervenuti, è entrato nel merito della questione di cui ci stiamo occupando, spiegando come una errata impostazione contabile dello studio professionale possa condurre a veri e propri disastri e ritenendo opportuno illustrare il modo corretto di redigere una parcella professionale: contabilizzare prima tutte le somme (compresa la contribuzione previdenziale) che, a qualsiasi titolo, il professionista deve trasferire ad altri soggetti, per aggiungervi poi l’onorario che, abolita la tariffa, può essere liberamente determinato ma che è l’unica voce della parcella che può essere imputata a compenso del professionista, senza dimenticare che su questa voce gravano tutti i costi generali di studio.

Questo è anche il significato dell’intervento introduttivo del collega Barone alla seconda tavola rotonda pomeridiana il quale ha testualmente affermato che «è singolare, se non stupefacente, osservare come alcuni colleghi, pur lamentandosi della sua misura elevata [dell’aliquota contributiva – n.d.r.], pratichino sconti e ribassi non rispetto a una tariffa inesistente, ma con riferimento alle spese generali fisse dello studio e degli atti, ove spesso lo sconto, sempre più sconto, serve a coprire, in un perverso circolo vizioso, le spese. Come conseguenza logica si deve concludere che, per lo scontista, la contribuzione previdenziale non è elevata!»[3]

Questa situazione è aggravata dal fatto che l’aliquota contributiva è “piatta” cosa che, in mancanza di correttivi, favorisce i titolari di redditi più alti, aggravando quell’effetto di regressione dell’aliquota effettiva al progressivo aumentare del reddito.[4]

E’ vero che nel sistema pensionistico notarile, basato sulla mutualità pura, quella progressività che manca nel momento contributivo, si ritrova nel momento della riscossione della prestazione pensionistica nel quale chi ha più contribuito, meno riceve proporzionalmente e chi ha meno contribuito più riceve percentualmente, ma questo è un aspetto che non ha rapporto con le difficoltà percepite da chi deve, qui ed ora, contribuire.


1 I dati delle colonne B e C sono ricavati da:

http://www1.finanze.gov.it/finanze2/pagina_dichiarazioni/studisettore.php;

espandendo la voce “Elenco dettagliato degli studi”

I dati di colonna D costituiscono il prodotto di quelli delle corrispondenti righe delle colonne B e C;

I dati di colonna E sono ricavati dalle tabelle statistiche pubblicate dalla Cassa Nazionale del Notariato;

I dati di colonna F costituiscono la somma di quelli delle corrispondenti righe delle colonne D ed E.

La colonna G indica l’incidenza percentuale della contribuzione in rapporto al reddito medio effettivo.

2 probabilmente per “tariffa” la professoressa Carleo, intende il compenso riferito allo specifico atto; il concetto di moltiplicatore corrisponde a ciò che nel testo si è definito “differenziale”.

Se si sviluppa l’equazione proposta dalla professoressa Carleo applicandola agli anni per i quali esiste una aliquota unica si ottiene la seguente tabella:

 

anno

contribuzione

aliquota

repertorio

reddito imponibile

moltiplicatore

aliquota effettiva

formula Caroleo

 

C

   

m

C.eff = C/m

 

2005

233.338.094

25,0%

933.352.376,00

2.134.297.694

2,29

10,93%

 

2006

239.014.502

25,0%

956.058.008,00

2.310.486.502

2,42

10,34%

 

2007

210.534.705

25,0%

842.138.820,00

2.123.165.905

2,52

9,92%

 

2008

210.343.272

28,0%

751.225.971,43

1.754.800.772

2,34

11,99%

 

2009

199.928.686

30,0%

666.428.953,33

1.558.124.686

2,34

12,83%

 

2010

205.211.143

30,0%

684.037.143,33

1.575.337.283

2,30

13,03%

 

2011

197.807.604

30,0%

659.358.680,00

1.543.568.644

2,34

12,81%

 

2012

197.687.604

36,5%

541.609.873,97

1.232.184.144

2,28

16,04%

che presenta gli stessi risultati di quella esposta nel testo.

3 Il grassetto è della redazione.

4 Vedi: Nicola Rossi, Flat tax, Marsilio, 2018

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