Scusate se esistiamo!

Il titolo parafrasa quello di un film di Riccardo Milani girato nel 2014 e mi è suggerito dall’uscita di Beppe Grillo che, dal suo blog, propone di togliere il voto agli “anziani” senza peraltro stabilire quando ci si può definire tali.

La proposta è nobilitata sul piano filosofico dalle teorie del filosofo ed economista belga Philippe Van Parijs, il quale, peraltro, dotato di notevole fantasia, propone in alternativa anche il voto multiplo ai genitori di figli minori, e non è nemmeno nuovissima, risalendo ad un articolo del 1970 a firma dello scrittore Douglas J. Stewart pubblicato su New Republic, nel quale la proposta è motivata con la considerazione che “Le persone anziane non hanno alcun futuro e sono estranee alle conseguenze dei loro atti al momento delle elezioni” [citazione da lettera43].

Perché questa drastica proposta? Perché, si legge nel citato blog “gli anziani non amano particolarmente il progresso, scelgono risultati più vicini al loro stile di vita” il che li porta ad “essere in contrasto con gli interessi delle giovani generazioni”, inoltre hanno visione di breve termine e perdono interesse alla vita politica.

Tra i danni provocati da questo vero e proprio conflitto di interessi (o abuso di diritto?) si cita la (o il, come pure trovo scritto) Brexit, la contrarietà ai matrimoni gay, alla legalizzazione della marijuana, l’inquinamento “che gli anziani producono con le loro abitudini di vita tendenzialmente refrattarie alle nuove tecnologie e dunque più dannose all’ambiente [citazione da lettera43], perfino il voto a D. Trump (e chi glielo va a dire a questi che la sua elezione è dipesa da una “colpa” degli anziani?).

Del resto già Umbrto Eco in “Pape Satan Aleppe” (La Nave di Teseo, Milano editrice, 2016) che raccoglie, raggruppati per argomento, articoli pubblicati in una rubrica del Corriere della Sera, in un capitolo intitolato “Vita media” a pag. 50 annoverava tra gli effetti collaterali dell’allungamento della vita la disoccupazione giovanile, il fenomeno immigratorio, il fallimento di alcuni  pilastri del vivere civile come previdenza, stato sociale, Sistema Sanitario Nazionale (e l’elenco potrebbe continuare).

Ma quando comincia l’età anziana che, per comodità, chiameremo “terza”?

La percezione di essere nella terza età è un fatto estremamente soggettivo.

E’ noto che un adolescente ritiene anziani i genitori quarantenni, salvo poi ritenersi giovane quando a sua volta raggiunge quella età, spostando avanti il limite della terza età via via che la sua avanza.

Forse si può adottare un termine elastico fissando il raggiungimento della terza età al momento dell’uscita dalla vita lavorativa; ma così facendo si è costretti a ritenere anziane tante persone che dalla vita lavorativa sono buttate fuori a forza.

Un indizio si trova nella citazione da parte di G. di una rilevazione ISTAT da cui risulta che, dopo i 65 anni, 1 persona su 5 non si interessa di politica; quindi sembra che Grillo fissi l’ingresso nella terza età in corrispondenza del raggiungimento dei 65 anni; ma, se si riflette senza pregiudizi, una tale percentuale (4/5=80%) di persone con interessi politici dovrebbe essere una menzione di lode per la generazione interessata; tanto più se si considerano i numeri assoluti; sempre nel blog di G. si trova citato un altro dato ISTAT secondo cui in Italia gli ultrasessantacinquenni sono altre 13mln; applicando la percentuale sopra citata risulta che gli “anziani” che si occupano ancora di politica sono 10,4mln i quali sarebbero sacrificati per le “deficienze” degli altri 2,6mln. 

E pensare che YHWH nella vicenda di Sodoma narrata dalla Genesi, dopo la lunga contrattazione con Abramo sarebbe stato disposto a risoarmiare quella citta a patto di trovarvi 5 “giusti”. Ma vuoi mettere GRILLO? A lui non bastano 10,4mln.

Si potrebbe anche procedere per esami individuali purché la commissione esaminatrice sia costituta da persone ben lontane dalla terza età.

Comunque, anche trovato un termine di soddisfazione generale, si corre il rischio che dopo qualche tempo si pretenda di ridurlo, come insegna la vicenda del voto giovanile.

Ma la proposta di G. se divenisse operativa dovrebbe condurre ad alcune logiche conseguenze:

  • tolto agli anziani l’elettorato attivo, si dovrebbe logicamente sottrarre loro anche quello passivo perché quella visione di breve termine che si attribuisce agli elettori di età avanzata, affetta anche gli eletti della medesima età e con conseguenze più gravi, tenuto conto che l’eletto può direttamente influire sul processo legislativo.
  • gli esclusi dal voto potrebbero pretendere la detassazione dei propri redditi ricordando la rivendicazione dei coloni americani del XVIII secolo: “No Taxation without Representation”.

Ma il rischio maggiore sta nello spostamento della discussione dal piano elettorale a quello economico che già ha fatto capolino nei commenti dei mezzi di informazione alla proposta; mi riferisco a quanto si legge su indiscreto.info: “Quello del voto agli anziani non è in ogni caso un tema banale in un’Italia che sta sempre più invecchiando e dove l’allungamento della vita media sta facendo saltare i conti dell’INPS e anche tante strategie politiche”.

Qui già si pone un problema, appunto, di carattere economico diverso da quello posto da Grillo. Come si risolve questo ulteriore problema?

Togliendo la pensione, dopo il voto? O addirittura con l’eliminazione fisica? Pensate al risparmio per l’INPS, per il servizio sanitario nazionale, per le Cassa di previdenza private, si potrebbe effettuare una riduzione delle imposte, si potrebbe addirittura chiudere un occhio sull’evasione fiscale il cui contrasto pure ha un costo non indifferente, sarebbe risolto il problema delle “coperture”, ricorrente ad ogni legge di bilancio.

La mia considerazione anche se catastrofica non sembra sia isolata.

Se l’è posta Salvini (huffingtonpost.it) e anche Gasparri (adnkronos.com) dove si legge: “… Il suo atteggiamento [di Grillo – n.d.r.] sprezzante e razzista contro gli anziani è sintomatico di un partito che vuole, di fatto, portare avanti anche l’eutanasia. Ma si, gli anziani non solo devono vedersi negati i loro diritti, ma possono essere anche soppressi perché sono un ingombro per la società …” [il virgolettato è della fonte], e si può aggiungere la risposta sarcastica dello scrittore di fantascienza Ray Bradbury al citato articolo di Stewart nel quale si ipotizzava la costruzione di “forni e camere a gas per … migliorare la democrazia americana.”

Anche Eco nel volume sopra citato (pag. 63) ponendosi dichiaratamente in concorrenza con il Profeta di Patmos, si identifichi o meno con l’omonimo Evangelista, immagina alcuni scenari apocalittici (i giovani, per l’invadenza dei vecchi non trovano lavoro, non possono incrementare, con la loro contribuzione, le gestioni previdenziali e, quindi mancano i mezzi per corrispondere le pensioni ai vecchi i quali, quindi, non hanno la possibilità di sostenere i giovani che non trovano lavoro. Un infernale circolo vizioso) ed alcune, altrettanto apocalittiche, soluzioni:
i giovani, oppressi dal vecchiume che avanza, dovranno compilare di liste di eliminazione per gli anziani;
chi ha raggiunto la maturità, dovrà rinunziare alla procreazione per evitare di subire la sorte che, magari, ha inflitto ai suoi vecchi.

Scusate, di nuovo, se esistiamo!

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